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Bonaviri ritorna sui luoghi e sui quadri de «Il sarto della strada lunga»: al suo mondo paesano. Se «la vita è una grande nuvola di nebbia», se c'è un nulla che inghiotte e che stringe dappertutto - ed è così certo per la memoria l'unico balsamo è quello di strapparle, vita e memorie, al tempo: proiettarle in una meno violabile dimensione, qual è il mondo magico e materialistico di Bonaviri. Dove la magia dei bambini protagonisti - lui, i suoi fratelli e sorelle - va d'accordo col naturalismo ciclico e immortale dei loro adulti contadini, capaci ancora di comporre una laude per violino sul morire dei capretti che sgozzano, e dei papaveri recisi sul solco dei campi arati.